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Acqua in bottiglia, una dipendenza pericolosa

Ho trovato questo articolo su soldiblog mentre stavo bevendo a canna qui direttamente sulla mai scrivania, da una borttiglia di plastica 🙁

22 Marzo: giornata mondiale dell’acqua. Se nella parte “sfortunata”del mondo sono un miliardo le persone che non hanno acqua potabile e unmilione e ottocentomila i bambini che muoiono in un anno per malattie causate dall’acqua inquinata, nell’emisfero “ricco”, ci si permette uno sfrenato lusso idrico, utilizzando 140 litri d’acqua per una tazza dicaffè, 11.000 litri per un paio di Jeans e 400.000 litri perun’automobile. Considerando che, solo il 3% dell’acqua mondiale è potabile dobbiamo ritenerci davvero fortunati.

L’aspetto davvero preoccupante della faccenda non è tanto il fattoche aziende e multinazionali cerchino ostinatamente di trasformare un bene pubblico in un business assolutamente personale, quanto il fatto che questo subdolo meccanismo commerciale si è pervicacemente annidato nella mente del consumatore medio che lo alimenta quotidianamente. Il 95% delle famiglie italiane consuma abitualmente acque imbottigliate e dagli anni 80 il consumo pro capite medio è quadruplicato (v. articolo) !!


Green Peace, nella voce del suo presidente parla di una vera e propria “incultura dell’acqua” che porta gli abitanti ad un consumo di 170 litri di acqua imbottigliata all’anno (media europea di 85 e mondiale di 15). Mentre il governo spinge sulle riduzioni di CO2 e ci affrettiamo a comprare frigoriferi ecologici e lavatrici a basso impatto ambientale, non esitiamo certo ad immettere nell’ambiente i 5 miliardi di contenitori plastici dell’acqua in bottiglia che sitrasformano in 100.000 tonnellate / anno di rifiuto urbano…. paradossi dell’ecologismo made in Italy.
In realtà  le acque in bottiglia hanno qualcosa in più rispetto al rubinetto di casa….il prezzo, che varia tra i 30 e i 50 centesimi al litro contro 1 Euro per 1000 litri di acqua da acquedotto, accuratamente controllata sul piano chimico batteriologico e a volte anche le scorie tossiche, risultato di controlli poco accurati e di prolungate conservazioni in bottiglioni di plastica in ambienti riscaldati. (v. articolo)
Le famiglie italiane sembrano però ignorare che attaccarsi alla bottiglia rappresenta un costoso vizietto che incide sul bilancio familiare annuo con una spesa di 300 euro, a fronte di un costo, dell’acqua potabile, che si attesta intorno ad 1,60 per famiglia per anno. (v. articolo)

Cosa ne pensano gli italiani di questo risparmio di “liquidità “? E’ ancora credenza comune che l’acqua imbottigliata sia più sicura (51%), più “buona” (35%) e meno “dura” (14%).

Nonostante la ricchezza idrica del nostro sottosuolo siamo tuttisull’orlo di una crisi di desertificazione globale…ma dove sono finite le nostre floride risorse?
Scivolate fuori dalle falle di impianti idrici obsoleti senza alcuna manutenzione con punte di dispersione del 50% in Puglia, inquinate da scarti industriali tossici, assorbite da monocolture intensive con grosse inefficienze nei sistemi di irrigazione e dalla ostinata politica dissipatrice contraria all’adozione di apparati per il risparmio di consumo a parità  di prestazioni.
Esistono tuttavia ancora esempi di eccellenza seppur sporadici come a Bagnacavallo in Emilia dove il bassissimo costo (2-3 euro/abitante) si ripaga con i certificati bianchi per la minore spesa energetica del servizio idrico, consenta di ridurre i consumi familiari di almeno il 10-12 %, parola di Walter Ganapini, Presidente Greenpeace Italia.

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